Recensione al Club del Suicida, che ne pensate?

Non sono esattamente un appassionato di gialli, e non so se è questo ad avermi avvinto tanto. La mia unica cultura di gialli sono qualche libro su Montalbano, Agata Christie e le storie di Topolino. Mio padre i gialli li smembra, ragion per cui gli passerò il libro per avere anche un suo parere. Ma temo che non capirà una minchia, perché ogni giorno mi chiede se per aprire un file deve premere due volte col tasto sinistro o col tasto destro del mouse. (Quindi figurati se riesce a capire riferimenti di comunità on-line, ecc..).
A me il libro è piaciuto molto. Ho letto la recensione della tizia e devo dire che io complimento la cosa che la tizia critica. O meglio, non sono esattamente d'accordo con lei. Secondo me, la storia di ogni personaggio è scritta in modo DIVERSO e io sono riuscito a figurarmi ogni tizio in maniera diversa, e con voci e modi di fare completamente diverse. Spero di non dilungarmi ma li scrivo qui. Sciacallo mi sembra quello più Puce-Style nell'impulsività, nella fretta delle decisioni, nei fastidi (più o meno tutti sono Puce style, soprattutto - guarda caso - il suicida, ma questo mi sembra più il puce che si MOSTRA agli altri). Per questo lo immagino più o meno con le sue fattezze: barba perlopiù incolta, giubbetto di pelle, capelli semilunghi.. uno che parla sempre a voce abbastanza alta, a dar l'impressione di esser sicuro di sé; Codacorta invece lo immagino pulito, ma nel frattempo trasandato. Stempiato, occhialuto, senza barba, e con un perenne spolverino grigio sopra una camicia a quadri blu, chiusa fino all'ultimo bottone prima del collo, per fare scorgere una canotta bianca. Voce greve, parla lentamente, ma grande senso dell'ironia; Dr. Mojo, un tizio alto, dalle movenze dinoccolate , che veste largo, capelli lunghi legati, e con i classici zaini pieni di spille. Non ha il classico aspetto del tossico. Parlantina veloce, abbastanza logorroico, ma in un mondo comunque suo; Ozymandias... beh.. zum.
I nick, sempre conoscendo il Puce, dicono tantissimo di loro. Faccio un'ipotesi di scelta:
- Sciacallo: Riferito al mitico Miles Warren, capace di manipolare le vite dei suoi "concupiti", un po' questo ragazzo è convinto di fare lo stesso con gli altri. Cerca di dare un significato quasi "mistico" a tutto quello che vede, ed è profondamente convinto che possa plagiare ogni tipo di interlocutore, un po' come avviluppa a sé le donne che incontra;
- Codacorta: tutto quello che non riesce ad esprimere con la sua personalità mite, lo trasforma in bellico nei suoi racconti di pirati; Mi pare ci fosse un Paperino Codacorta nell'universo Disney che fosse proprio un pirata (voglio che qualcuno mi confermi questa cosa, perché se me lo ricordo mi sento figo e non lo voglio andare a cercare );
- Dr. Mojo: ottimo riferimento monkeyislandino. Quale più azzeccato per un uomo che si fa di ogni tipo di sostanze (a proposito, riferimenti a Bill Hicks a tempesta sulla vita dopo la morte!) che la culla del Voodoo?
- Ozymandias: Non so perché ma sono convinto che più del riferimento a Watchmen ci fosse l'assonanza con Ozzie Mandrill. ( o probabilmente lo stesso Ozzie proviene da questo personaggio, boh!). Anche se è al centro di tutto, alla fine risulta essere quasi insignificante sapere qualcosa di lui. Non utile all'intreccio diegetico della vicenda. Per questo ho pensato proprio ad Ozzie. In Monkey4 non gliene frega un cazzo a nessuno di cosa faccia, ma è essenziale nella centralità della storia;
Spero questo basti a fare capire che i personaggi mi siano piaciuti e sia riuscito - con la mia fantasia, magari completamente diversa da quella del Puce - a distinguerli.
Potrei addirittura dire che preferisco come scrive Codacorta (più brillante nel parlare di sé che non nei suoi racconti, secondo me) rispetto allo sciacallo, che ha uno stile fin troppo americaneggiante.
Forse, e ripeto forse, a volte sono un po' caricaturati delle loro manie, ma secondo me questo è ESSENZIALE, nel momento in cui ognuno snoda la propria storia per 20 pagine a testa. Nei libri si ha il privilegio di conoscere il protagonista e magari non conoscerlo tutto fino alla fine, ma a volte lo si può impersonare e sapere come ragionerà. Calibrare tnatissimo le attenzioni su di loro (tra l'altro scossi da un evento COSì potente, che li porta ad indagare sulla loro stessa esistenzialità, da qui il parlarsi addosso) è giusto, e non forzato.
La storia è scritta molto bene, il mistero è tenuto fitto fino alla fine, e non si perde mai l'essenza del dramma che permea per tutta la vicenda. Da curiosone sono portato a farmi continuamente domande, e questo è pane per un lettore, perfetto nell'intento di chi scrive. Sto WonderTom (a cui non ho dedicato descrizione apposta, a dire la verità, ma perché è un po' un pretesto ed una proiezione, spero di spiegarmi meglio dopo, ma non credo lo farò) ha qualcosa che puzza. Nel suo modo di interpretare le scoperte, sembra quasi impossibile che fosse disilluso a tal punto da decidere di uccidersi. Che ora, non per girare il coltello sulla piaga, ma sono le stesse domande che mi sono posto i giorni dopo la notizia di N. Solo che nella finzione qualche indizio in più c'è. Ed è strano come questi tre scalmanati che hanno fatto di tutto in giro per la capitale, si concentrino solo sul messaggio e non vedano chessò, dove il tizio abitasse, la sua tomba, magari cercare di chiedere in giro, ecc.. Perché è tutto vivido ma nel contempo surreale, e sembra un paradosso ma incredibilmente realistico. Possibile, probabile. Ma in queste descrizioni non descrizioni è facile mi faccia delle domande. Per esempio, nomi e cognomi di persone vengono citati molto poco se non due che riecheggiano di continuo: Mattia Tenori e Tommaso Marinetti. Acronimi M.T. e T.M.; Che è una cosa che mi sono chiesto TUTTO IL TEMPO, se fosse voluta o meno. E, ad un certo punto della storia, ho pensato che questa fosse tutta una storia proprio del Marinetti. Con due ipotesi: una è quella che il libro lascia intendere, il romanzo corale scritto dalla comunità Diodati per volere dello stesso Tommaso; L'altra, che invece è quelle che mi piace di più è che sia un fittizio romanzo corale di MARINETTI TOMMASO (l'M.T. che saluta l'editore nel finale) che ha voluto tentare questa ipotesi di morte, per vedere se riusciva a descriversi da tante voci diverse. Quelle di persone che lo cercano, quelle di persone che lo hanno conosciuto, con un sacco di autocritica. Perché dico questo? Perché si dice CONTINUAMENTE che lui sia uno sperimentatore, e quale sperimentazione migliore di fare un racconto da tanti punti di vista? Il contrario stesso del parlarsi addosso di un autore.
Non so se è una mia pippa mentale, ma ci tengo a sottolineare che questo pensiero ha attraversato la mia testa MOLTO PRIMA di leggere l'ultima pagina.
Note di stile: Lo stile è quello Pucioso, sebbene più maturo. Molto descrittivo molto preso dalla situazione. A volte forse un po' troppo. Però da qui si vede che Puce scriveva per il teatro, a volte sembra di leggere la descrizione dell'ambiente prima dei dialoghi come in una drammaturgia. Qualcosa potrebbe essere migliorato, ma qui sta tutto nello stile di chi scrive. Per esempio io non sono esattamente un fanatico dei periodi corti, ma ne faccio uso spesso, non sono un fanatico delle americanizzazioni, ma in fin dei conti non c'è niente di male. Insomma, non dico che potrebbe essere scritto meglio perché stile e racconto sono abbastanza equilibrati. G_Audrey forse lo avrei cripticizzato ancora ed ancora, ma ripeto, va benissimo così. Il solo fatto che io stia qui a parlare di un miliardo di cose e miliardi di aspetti significa che l'ho letto proprio con passione, e mi auguro di leggere altri romanzi di puciosa proprietà con la stessa verve.