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LargoLagrande.
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"eh non fanno più i film di una volta"
in un periodo di crisi, che va a toccare tutti gli aspetti, è bene segnalare che in questo momento nelle sale ci sono due film che meritano di essere visti. attualmente le produzioni cinematografiche nascono più che altro da un feedback degli spettatori che da reali intuizioni di registi intrepidi e, parlando di flight, ritorno al cinema "convenzionale" di robert zemeckis, dopo le sue discrete puttanate animate, non sembrerebbe.
non mi dilungo in maxi recensioni, ma voglio scrivere solo qualche commento 'stuzzicante' no-spoiler: flight parla della vicenda di un pilota d'aerei, interpretato dal sempre bravo denzel washington che tramite una manovra incredibile, in un momento di panico, riesce ad evitare una catastrofe. il film però, utilizzando la splendida sequenza dell'incidente, come pretesto, si costruisce appunto sul personaggio di questo pilota, toccando anche temi importanti come la dipendenza da alcool e droghe, la religione, l'introspezione, il tutto trattato in maniera lucida, senza moralismi vari. un bel film. che si merita un 7.
per quanto riguarda django unchained, si tratta del ritorno dopo bastardi senza gloria, al cinema, del controverso regista quentin tarantino. in realtà di controverso c'è ben poco in sostanza, però questo suo essere o l'amore o l'odio della gente lo rende in teoria tale, ma per quanto riguarda i fatti, cioè le sue opere, c'è poco da discorrere.
django unchained è il remake di django, film western del 66 di sergio corbucci con franco nero (che farà un cameo), anche se poi non ne è una fedele ricostruzione, ma piuttosto un'impronta per costruire un film leggermente diverso. innanzitutto si tratta di un immenso tributo (come solo tarantino può fare, col suo stile dalle mille citazioni e la sua grande cultura cinematografica) allo spaghetti western italiano, innumerevoli citazioni ai bellissimi film di sergio leone (forse il regista preferito di quentin), a quelli di terence hill e bud spencer e quelli dello stesso sergio corbucci. in realtà non è il primo spaghetti western che tarantino gira, già kill bill e bastardi senza gloria, in sostanza, lo sono, ma qui per la prima volta l'ambientazione è quella classica da vecchio west.
dunque, il personaggio principale è django, interpretato da un grande jamie foxx, uno schiavo di colore, che per certe circostanze viene liberato e deve compiere la sua vendetta liberando sua moglie, schiava. il tutto è ambientato nel texas nel milleottocentoqualcosa. come tutti sanno, all'epoca, nel texas, vigeva la schiavitù delle persone di colore. tarantino, col pretesto di questa vicenda, ne costruisce anche un grande discorso razziale.
django è un grande film che emoziona sotto tutti i punti di vista, interpretazioni degli attori, regia, effetti visivi (tarantino, come fece con death proof a suo tempo, è maniacalmente ossessionato dal ricostruire l'impatto visivo delle pellicole che va ad omaggiare) e non ultima la bella colonna sonora, che mischia grandi classici western a pezzi più recenti composti appositamente (come quello di ennio morricone). non mi dilungo, perché ci sono molti discorsi portati avanti in questo film, come sapete tarantino è un grande dialoghista e magari in un dialogo del cacchio lancia la pietra su grandi 'macroargomenti' e poi tira indietro la mano non approfondendoli ulteriormente, magari. d'altronde il film dura quasi 3 ore. comunque necessita di un paio di visioni. io gli do 8 comunque.
insomma, in un periodo in cui il cinema è bello madido di stronzate, qualcosa che valga i 7 euri del biglietto c'è. zemeckis e tarantino non sono due registi dallo stile estremamente intellettuale (o intellettualoide), per cui se guardate i film solo per farvi delle gran pippe mentali per giorni magari potrebbero non piacervi, però inutile negare che si tratta di due registi con un grande braccio, che sanno girare le scene, e quindi niente, se vi siete visti questi due film fatemi sapere.. -
Voodoomaster.
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Visto solo Django per adesso. Secondo me grandissimo titolo. .