HAUNTED MASK!

Il mio racconto per il udtic!

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  1. -Iena da Roma-
     
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    Sono il migliore in quello che faccio, e quello che faccio è sparare alla testa di chiunque chiami un “Telefono Amico”. < <la mia vita è uno schifo, mi sento solo e disperato>>, un bel proiettile è la soluzione. <<non riesco più ad uscire di casa, sono abbandonato a me stesso e mi sembra ogni giorno di impazzire>>, preparati a fare un volo dal terzo piano. <<non arrivo a fine mese e la mia ex moglie non vuole neanche parlarmi>>, presto passerai a miglior vita.
    Sono il redentore delle anime, sono colui che aiuta i deboli ad uscire dalle tenebre per trovare finalmente pace e serenità in un mondo migliore, e la mia missione non sarà conclusa finchè tutti non saranno salvi. Sono l’ultimo eroe, l’unico vero superuomo, io sono…


    HAUNTED MASK!

    La stanza buia e umida si riempì ben presto dell’acuto puzzo di sigaretta. Il giovane ragazzo biondo, alzando leggermente la testa che gli pareva sempre più pesante, si sforzò di riprendere del tutto i sensi e per prima cosa di mettere a fuoco, soprattutto di capire perché fosse legato per i polsi ad una sedia e quasi nudo, ma di fronte a sé non vedeva che un tavolo, ed alle sue orecchie arrivava un vociare confuso che solamente ad un certo punto riuscì a seguire.
    “…Al momento della cattura aveva con sé una tuta aderente in lattice completamente nera, un mantello dello stesso colore di tessuto sintetico, una maschera, nera anch’essa, che gli copriva i due terzi del viso, e specialmente la zona frontale e nasale, con due fori per la vista…Il soggetto indossava degli stivali in pelle, scuri, ed aveva con sé come armamenti in un cinturone una fune, una 9 millimetri, due coltelli da cucina ed una siringa ipodermica…” diceva a mò di elenco una voce noiosa.
    Il giovane ragazzo biondo alzò la testa e strinse gli occhi. “Oh ecco, sta riprendendo i sensi…” disse una frettolosa voce femminile. Davanti a sé il ragazzo riuscì finalmente ad identificare un omaccione di colore, con labbra grandi e pochi capelli crespi, vestito di una camicia rosa e di bretelle, che stringeva fra le dita una sigaretta accesa, mentre nell’altra mano un plico di fogli. Accanto a lui una donna dai capelli a caschetto bruni e l’espressione castana, il viso ovale, gli occhi piccoli, un tailleur blu e anche lei una sigaretta fra le mani.
    “Jason Christensen…-disse il nero leggendo dai suoi appunti- …nato a Brooklyn, di giorno centralinista per il telefono amico “Una mano nella tua”, di notte pazzo omicida che si è macchiato dell’omicidio di 15 vittime…15 innocenti uccisi nei modi più disparati…Ti ci riconosci?”.
    Il ragazzo biondo socchiuse i propri occhi azzurro chiari poiché aveva puntato contro un fascio di luce, non rispose, continuò a concentrarsi sul dolore che sentiva alla nuca e percepì un brivido per il freddo carezzargli le braccia facendole tremare.
    “Non rispondi eh?” disse il nero vagamente innervosito, finchè la donna non gli toccò il gomito cominciando a parlare: “Sei stato un osso duro…Riuscire a catturarti non è stato per niente facile…Sei stato barricato in quel palazzo per più di due ore prima che riuscissimo a braccarti…”
    “Io sono Robin Hood dell’era moderna, libero gli umani dallo sfacelo dell’umanità…” disse il ragazzo biondo con voce fredda e stanca, quasi meccanicamente
    “Robin Hood, eh?- disse il nero con la cicca fra le labbra- Peccato che Robin Hood non se ne andasse in giro ad ammazzare la gente nei modi più disparati”.
    “Non banalizzare…-sussurrò il biondo quasi ringhiando- io non ammazzo, libero. Sono un eroe. Lavoro in un telefono amico, lo sapete anche voi e non avete idee di quante chiamate ricevessi ogni giorno. Gente frustrata, spaventata, stanca. Gente depressa, incapace di trovare qualcosa di buono nella vita, falliti. Perdenti che passavano il loro tempo a commiserarsi e piangersi addosso. Feccia della società, esclusi ed incompresi che detestavano ogni giorno della loro vita ed avevano paura del sorgere del sole, reclusi che non vedevano l’ora di farla finita ma non avevano il coraggio di farli..Io li guidavo, con la mia voce amica cercavo di farmi dire chi fossero e dove vivessero e poi…”
    “E poi li ammazzavi! Sei arrivato a gettare persone dalla finestra o ad uccidere un povero Cristo con una mazza da baseball!” strillò il nero mentre la donna tentava di calmarlo.
    “Li liberavo…Li liberavo dal male delle loro vite vuote e sofferte…” ribattè il ragazzo
    “Li facevi fuori!” strillò il nero
    “Io sono Robin Hood dell’era moderna, libero gli umani dallo sfacelo dell’umanità…” ripetè il ragazzo meccanicamente abbassando la testa.
    Il nero tossì via il suo fumo, poi gettò il plico sul tavolo. Il ragazzo si guardò intorno, in quella stanza logora e vuota, dalle pareti cadenti.
    “Quello che vogliamo capire, è perché lo fai…E sarai tu a dircelo…” disse il nero con voce più calma.
    “Intendi dire…Come sono diventato un supereroe? Vuoi conoscere le mie origini?” chiese il ragazzo.
    “Chiamala come ti pare, razza di pazzoide…” disse il nero incrociando le braccia.
    Il ragazzo sorrise. Disse: “Mio padre ha fatto…La Seconda Guerra Mondiale…Sbarcò in Normandia e durante un appostamento di una base statunitense venne a conoscenza dell’esistenza di un siero di supersoldato genetico…Ne rubò una fiala e lo iniettò a mia madre gravida, tornato a casa…Così nacqui io con i geni modificati, e verso l’adolescenza sviluppai i miei primi superpoteri…”
    “Sei davvero divertente…” disse sarcastica e gelida la donna.
    “Lascia perdere le tue storie da pazzoide, Jason Christensen…Parla chiaro e cerchiamo di collaborare…-intervenne il nero- …Comunque una cosa non era una stupidaggine…Tuo padre ha fatto davvero la Seconda Guerra Mondiale…Ed ha fatto davvero lo Sbarco in Normandia…Era uno dei più giovani della Prima Divisione Fanteria, che attaccò la spiaggia Omaha e si trovò contro i soldati tedeschi della Trecentocinquantaduesima, dei tipi tosti…Tuo padre vide sotto i suoi occhi morire il proprio migliore amico, la persona che conosceva sin dall’infanzia, come un fratello per lui..Lo vide crivellato di colpi, la testa aperta in due, e lo prese in braccio, raccolse fra le sue mani quel cadavere sanguinante correndo in cerca di soccorsi…sentendo quel sangue fraterno scorrergli caldo fra le mani…”.
    Ci fu silenzio.
    “Tuo padre impazzì quel giorno…Tornato in patria condusse per un po’ di tempo una vita normale, ma quando tu avevi solo 16 anni, lui si suicidò…” terminò il nero con voce seria.
    “Tzè…Bastardi…-sorrise il biondo abbassando la testa- Siete solo dei malvagi Skrull mandati qui per farmi impazzire…”
    “E sappiamo perfettamente anche della tua esperienza di guerra…- intervenne la donna con voce squillante da urtare i timpani- tu…sei stato in Vietnam, non è così?”
    “E’ stato tanto tempo fa…” disse il ragazzo
    “Sappiamo tutto della tua esperienza…-continuò sicura la donna- sappiamo di quando la tua compagnia fu dispersa, lasciata allo sbando, e di come sei stato costretto a rintanarti come un topo per due giorni interi in un fossato, per ripararti dai bombardamenti di Napalm…”
    “Sappiamo di quando ti hanno sparato a una gamba e hai corso il rischio che ti fosse amputata…Hai visto quel soldato con cui giocavi a carte ogni sera di tranquillità, l’unico che con cui scherzavi e ridevi, morire dopo una terribile emottisi mentre strisciavate in una palude…” continuò il nero.
    Ricadde il silenzio.
    “Sappiamo tutte queste cose, ed era logico che fossi così agile e ben addestrato, sei un marine…” disse il nero
    “Sentite…-disse il biondo- voi non siete sbirri, non è così?”
    “Cosa te lo fa credere?” chiese il nero
    “I vostri non sono metodi da sbirri…E poi se questo fosse davvero un interrogatorio della polizia, a quest’ora sarei pieno di lividi…” rispose il biondo con voce roca
    “No, hai detto bene…Non siamo poliziotti…Fortunatamente siamo stati più abili delle forze dell’ordine, e siamo stati noi i primi a recuperarti e portarti qui quando ti eri barricato in quel palazzo…Siamo un ordine non ufficialmente riconosciuto…” iniziò a spiegare il nero
    “Vuoi dire…segreto?” sorrise il biondo interrompendo
    “…Siamo un ordine non ufficialmente riconosciuto- riprese l’altro- di giornalisti, biografi e scrittori d’America e d’Europa…In pratica rappresentiamo l’unione dei principali mezzi di informazione, e quindi una delle società più pericolose del Mondo…”
    “Ah, ora capisco perché sappiate tutte queste cose su di me…” disse il biondo
    “Sbagli…-intervenne il nero- a dire il vero sappiamo ben poco di te…O meglio, c’è qualcosa di te che ci sfugge, ed è la stessa medesima domanda iniziale…Vedi ragazzo, noi siamo una società della New Left americana, siamo un gruppo politico ed abbiamo intenzione di aprire un’inchiesta dalle dimensioni storiche per dimostrare al mondo intero quanto di sbagliato ci sia nella follia della guerra, e far crollare per sempre le politiche imperialiste e repubblicane del nostro paese…”
    “E io a che vi servo?” chiese il biondo alzando la testa
    “C’è qualcosa nella tua vita che ci sfugge…-spiegò il nero- Qualcosa di davvero terribile ed oscuro se ti ha spinto a diventare un assassino vestito in costume…E’ vero hai subito molto angherie, ma molti altri giovani soldati con storie come la tua si sono reintegrati in maniera abbastanza decente nella società…Tu sei diverso…Tu sei impazzito del tutto…Dev’essere successo qualcosa…E noi vogliamo capire cosa…Vogliamo capire perché…Forse è per tuo padre, la battaglia lo aveva reso talmente folle che anche lui uccideva? Oppure hai subito una violenza terribile dai tuoi camerati? Ti hanno ordinato di squartare un vietcong? Oppure cosa? Qualsiasi cosa sia dobbiamo assolutamente saperlo, e tu sarai la prova vivente della pericolosità della guerra sull’equilibrio della società stessa…Sarai la prova vivente che noi abbiamo ragione a credere nella pace, dato che la guerra genera mostri…”
    “Io non sono un mostro, sono un eroe…” sussurrò quasi canticchiando il biondo
    “Ora parlaci, dicci quello che vogliamo sapere senza scherzi, come sei diventato quello che sei?” chiese la donna severamente. Il giovane sorrideva e taceva.
    “Parla! Avanti! Non collaborare con noi si rivelerebbe uno SBAGLIO!” urlò il nero
    Il biondo iniziò a strillare e ad agitarsi, scuotendo il corpo sulla sedia: “Non dire quella parola! Non la sopporto proprio!!!”
    “Sta perdendo il controllo…Lo sapevo che non avrebbe collaborato…” disse la donna
    “Eravamo pronti anche a questo” rispose il nero, e inizio a trafficare con una piccola custodia che aveva tirato fuori da chissà dove, e dalla quale estrasse una siringa, che puntò minacciosamente verso il giovane.
    “Cos’è?” chiese il biondo fissando l’ago scintillante
    “E’ Pentotal…-rispose il nero con gusto quasi sadico- Tranquillo servirà solo per aprirti un po’ il cervello e farti ricordare un bel po’ di cose, scavare a fondo nella tua coscienza e tirare fuori tutto quello che ci serve…”
    Il giovane era come incantato dall’ago e lo vide infilzarsi nella pelle della propria spalla, e lo osservò scivolare dentro pian piano senza battere ciglio.
    “Bravo così, fai bene a non dimenarti- disse il nero- Ora avrai la mente aperta e lucidissima sui tuoi ricordi, precipiterai in splendidi flashback, e quando torneremo avrai una voglia matta di parlare e di dirci tutto, e noi saremo pronti a registrarti…”
    “Quanto ci metterà a fare effetto?” chiese la donna mentre il nero aveva ormai estratto la siringa
    “Non molto…Ma lasciamolo qui, ora andiamo a prenderci un caffè, che ne dici?”.
    Uscirono.
    Il biondo rimase lì, a dimenare il suo fisico secco ma scolpito, mentre sentiva qualcosa raggelargli le vene, e percepiva la mente aperta, come da una sensazione di indicibile freddo tagliente come una lama che scindeva il suo cervello mostrandone l’interno.
    Il giovane si sentì leggero, respirò a fondo, come qualcuno che è appena uscito dall’acqua, gli venne voglia di urlare, spalancava gli occhi e si dedicava alla piacevolezza di un abbandono che lo richiamava in modo tale da rendere difficile resistere, mentre lui si ostinava.
    Alla fine si abbandonò. Gli parve di urlare ma forse fu solo una sensazione. La visione di quel logoro interno si trasformò in un distorto disegno di una nebbia distorta. La sua mente fu invasa da un battito intenso. Colpo dopo colpo dopo colpo dopo colpo dopo colpo. Battito battito battito battito battito. Il giovane credette che si trattasse del proprio cuore, ma poi fu come se quel ritmo sincopato assomigliasse sempre di più al rumore di un treno, un treno in corsa. Battito battito battito. Poi come uno schiaffo di aria in faccia, come se vagoni rapidi gli fossero schizzati davanti a tutta velocità, e il giovane questa volta urlò davvero.
    Sprofondò in un ricordo sconosciuto e la sua mente fu altrove.
    Chiarore di un giorno estivo, il giovane sentì la profondità del sole trapassare gli occhi, un lontano verso unisono di insetti fra le piante e un intenso odore di limoni.
    Una stazione, treni che vanno veloci e si perdono lontani e il giovane vuole vederli sparire e sentire tacere il loro assordante rumore. Il giovane si vide lì, in un’estate di tanti anni fa.
    In quella visione una donna alta, matura e seria, porta gli occhiali, ha lisci capelli raccolti in una coda, è vestita elegante ed ha una cravatta, sulle ginocchia una valigia, è una professoressa.
    Il giovane si vide lì, adolescente dai lunghi boccoli biondi cadenti sulle guance, le mani giunte e lo sguardo basso.
    “Sai…Ho pensato di cambiare città…Andrò a vivere con il Professor Whitney, ci sposiamo…Ormai ho capito che è lui che amo, ed è l’uomo della mia vita…” disse la professoressa della visione, con la voce distante anni luce.
    Il giovane dai boccoli biondi alzò lo sguardo, e disse: “E che ne sarà…di noi?”.
    La professoressa sbuffò con una violenza da tagliare il petto. “Lo sapevi che non poteva funzionare fra noi…Siamo due mondi troppo distanti…Dovevi rendertene conto…Io non posso stare con te, tu sei solo un ragazzino che ancora non sa niente della vita, io un’insegnante e poi…non è a te che sono davvero legata” disse.
    Il giovane dai boccoli biondi si tenne strette le mani e si trattenne dal non lacrimare.
    “Ma ora…che ne sarà di me?” chiese supplichevole
    “Non posso saperlo, cerca di dimenticarmi…” disse la donna non guardando.
    Il giovane dai boccoli biondi le afferrò le mani, e quando lei si spostò lui disse: “Perché vuoi andartene? Perché vuoi far finire tutto così? Come puoi cancellare tutto quello che c’è stato fra noi in questo modo?”
    “Ora smettila di renderti patetico, e di perdere quel poco di dignità che hai, lasciami andare via e tornatene a casa…Dimentica tutto questo, non sarebbe dovuto succedere…Avere una storia con te è stato solo uno SBAGLIO…”
    Uno sbaglio…uno sbaglio… sbaglio… sbaglio…. sbaglio… sbaglio.. sbaglio…. sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio… sbaglio…


    Liberarmi da quel tugurio non è stato difficile…Sono riuscito a filare prima che i miei due carcerieri tornassero…Dopo tutto io sono un supereroe…Questa notte il mio viaggio verso la vendetta e la punizione degli ingiusti continuerà…Perché questa notte ho ricordato…Prima dell’alba, il Professor Albus Whitney, docente di matematica fallito e pieno di debiti, morirà, ucciso in un modo orribile…
    Da domani ricomincerà la mia guerra, la mia ricerca di anime da liberare, la mia ricerca di individui che si piangono addosso, che si rendono patetici e perdono quel poco di dignità che hanno…E appena li troverò io li ucciderò, rendendoli liberi…Perché io sono la vendetta, io sono la punizione, io sono la giustizia, la pace, la libertà, l’angelo…Sono un supereroe…Sono



    HAUNTED MASK!

    Edited by -Iena da Roma- - 25/6/2007, 14:39
     
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  2. -Nanni-
     
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    Sacre bleu! :o:
     
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  3. -Iena da Roma-
     
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    O caa dici? :shifty:
     
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  4. -Nanni-
     
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    DEEEEE PUCEEEEE!!!!! ner senso "bravo puce, ottimo lavoro!"
     
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    Qui-Gon: Worst Jedi Ever

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    Il Puce se non gli recensisco le cose si inrazza ultimamente, vediamo un po' di dire qualcosa su sto racconto.

    Il racconto è impeccabile dal punto di vista stilistico. Il Puce se la cava sempre alla grande con la scrittura: ottimi i tempi, i dialoghi e tutto il resto.
    I personaggi sono ben caratterizzati (anche se sono due). Un po' forzata tutta la trovata dell'ordine dei giornalisti comunisti ma valida per la trama quindi ci sta.
    Il personaggio di Haunted Mask è "realistico" (le virgolette stanno per dire "come superereoe o quello che è) e ricorda un po' il primo Rambo per i traumi subiti nella guerra.
    Interessante il finale in cui si scopre che dopo guerra e guerra il tipo è impazzito solo perchè la morosa l'ha mollato.

    Interessante, ma a me ste sdolcinatezze piacciono poco :sìsì: e oltre a questo mi è piaciuto poco il messaggio che traspare dalla storia.
    Probabilmente tu ti volevi concentrare più sul finale della storia d'amore, ma in questa storia i cattivi sembrano i giornalisti comunisti, mentre Haunted Mask sembra un buono che fa del bene ad uccidere i poveri ragazzi complessati!

    Insomma, buon racconto, scorre molto bene nonostante la lunghezza, ma traspaiono alcuni messaggi che non mi sono piaciuti.
     
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  6. Voodoomaster
     
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    Se posso fare anche io una piccola recensione, devo dire che del racconto mi piacciono molto tutte le idee e la trama. Sono tutte cose decisamente geniali. Quello che non mi piace è il finale/morale. Tutto a mio parere concluso frettolosamente e superficialmente. In ogni caso un ottimo racconto
     
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  7. -Iena da Roma-
     
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    :sìsì: Grazie per i commenti!
     
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  8. Federico M.
     
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    Quello che non capisco è cosa sia l'udtic.
     
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  9. supersaretta
     
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    Sarebbe il Woodtick Tournament :asd:
     
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8 replies since 25/6/2007, 13:24   283 views
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